inGenomics organizza eventi formativi coinvolgendo i maggiori esperti nazionali sulla Malattia di Anderson-Fabry su topic ben specifici e di attualità. Gli incontri sono volti all’approfondimento di argomenti di particolare rilevanza, ultime frontiere in termini di diagnosi precoce e biomarcatori e confronto con il pubblico su casi clinici emblematici.
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Approfondimento: LA MALATTIA DI FABRY
DESCRIZIONE
La Malattia di Fabry (FD) è una malattia da deposito lisosomiale multisistemica, progressiva, ereditaria, caratterizzata da specifici segni neurologici, cutanei, renali, cardiovascolari, cocleo-vestibolari e cerebrovasculari.
La Malattia di Fabry è un difetto del metabolismo dei glicosfingolipidi, dovuto alla riduzione o assenza di attività dell’enzima lisosomiale alfa-galattosidasi A, da mutazione del gene GLA (Xq21.3-q22), che codifica per l’enzima. La diminuzione dell’attività provoca l’accumulo di globotriaosilceramide (Gb3) all’interno dei lisosomi, che a sua volta scatena una cascata di eventi cellulari. Con l’età, si verifica un deterioramento progressivo degli organi vitali, che può provocare insufficienza d’organo. L’insufficienza renale terminale e le complicazioni cerebrovascolari o cardiovascolari potenzialmente fatali limitano l’attesa di vita dei maschi e delle femmine, con una riduzione di 20 e 10 anni, rispettivamente, rispetto alla popolazione generale.
INCIDENZA ANNUALE
1/80.000 nati vivi (la prevalenza potrebbe essere sottostimata). Se si considerano le varianti a esordio tardivo, la prevalenza proposta è circa 1/3.000. La FD è panetnica.
SINTOMI E TRATTI CARATTERISTICI
Il quadro clinico comprende un ampio spettro di sintomi, che varia dalle forme lievi nelle femmine eterozigoti, ai casi gravi nei maschi emizigoti con le forme classiche, che non mostrano alcuna attività residua dell’alfa-galattosidasi A. Questi pazienti possono presentare tutti i segni tipici della malattia a livello neurologico (dolore), cutaneo (angiocheratoma), renale (proteinuria, insufficienza renale), cardiovascolare (cardiomiopatia, aritmia), cocleo-vestibolare e cerebrovascolare (ictus, episodi ischemici transitori). Le femmine possono mostrare sintomi lievi-gravi. Il dolore è un sintomo comune precoce (dolore cronico caratterizzato da parestesia con bruciore e prurito e rare crisi episodiche caratterizzate da dolore acuto con senso di bruciore). Il dolore può risolversi nell’età adulta. Possono insorgere anidrosi o ipoidrosi, che causano intolleranza al calore e all’esercizio. Altri segni clinici sono l’angiocheratoma, le alterazioni della cornea, il tinnito, l’affaticamento cronico, le anomalie cardiache e cerebrovascolari (ipertrofia ventricolare sinistra, aritmia, angina), la dispnea e la nefropatia.
EVIDENZE DALLE ANALISI
La diagnosi di laboratorio è confermata dalla dimostrazione di un deficit marcato dell’enzima nei maschi emizigoti. Le analisi enzimatiche possono a volte facilitare l’identificazione degli eterozigoti, anche se spesso sono inconcludenti a causa dell’inattivazione casuale del cromosoma X, che rende obbligatori i test molecolari (genotipizzazione) nelle femmine.
Approfondimento: LA MALATTIA DI GAUCHER
DESCRIZIONE
La Malattia di Gaucher (GD) è una malattia rara, ereditaria, autosomica recessiva causata dalla diminuzione dell’attività dell’enzima lisosomiale glucocerebrosidasi in seguito a mutazionI nel gene GBA1 situato nel cromosoma 1 (1q21) che porta all’accumulo del substrato glucosilceramide nei macrofagi. L’infiltrazione delle “cellule di Gaucher” nella milza, nel fegato e nel midollo osseo porta allo sviluppo di citopenia, splenomegalia, epatomegalia e di lesioni alle ossa. La maggior parte dei pazienti sono affetti da GD di tipo 1 (90% in europa e USA) che colpisce principalmente le viscere, mentre il tipo 2 e il tipo 3 sono caratterizzati anche da interessamento neurologico.
INCIDENZA ANNUALE
L’incidenza nella popolazione va approssimativamente da 1/40000 a 1/60000 e sale a 1/80000 nella popolazione ashkenazita.
EVIDENZE DALLE ANALISI
La diagnosi della Malattia di Gaucher può essere confermata dimostrando una diminuzione dell’attività dell’enzima glucocerebrosidasi nei leucociti. L’identificazione di mutazioni nel gene GBA1 può costituire un utile dato di prognosi.
Approfondimento: LA SINDROME DI HUNTER
DESCRIZIONE
La Mucopolisaccaridosi di tipo II (Sindrome di Hunter) è una patologia da accumulo lisosomiale, rara, X-linked con manifestazioni multisitemiche progressive, causata dalla diminuzione dell’attività dell’enzima iduronato 2-solfatasi (IDS2) in seguito a mutazioni nel gene IDS in posizione Xq28.
INCIDENZA ANNUALE
Questa malattia colpisce principalmente gli individui di sesso maschile con una incidenza di 0.6-1,3 su 100.000.
SINTOMI E TRATTI CARATTERISTICI
Il quadro clinico varia tra le forme gravi, caratterizzate da una regressione precoce dello sviluppo psicomotorio, alle forme lievi. Alla nascita i bambini sono normali e i sintomi compaiono progressivamente. Nelle forme gravi i segni clinici comprendono le ernie, i dismorfismi facciali (macroglossia, bocca costantemente aperta, tratti del viso grossolani), l’epatosplenomegalia, la ridotta motilità articolare, la sindrome del tunnel carpale, la disostosi multipla, la bassa statura, i disturbi del comportamento e la regressione psicomotoria, che comporta ritardo mentale, sordità, problemi cardiaci e respiratori e segni cutanei (cute a buccia d’arancia sulle scapole e sulle cosce); di solito le cornee sono trasparenti. Le forme intermedie sono caratterizzate da intelligenza normale, dismorfismi lievi, disostosi e buone attese di vita.
EVIDENZE DALLE ANALISI
Può essere stabilita la presenza di una condizione di mucopolisaccaridosi non specifica per MPS II tramite l’analisi dei glicosamminoglicani (GAGs) nelle urine. Per determinare in maniera specifica una diagnosi per MPS II, nei probandi di sesso maschile, è necessario riscontrare la diminuzione dell’attività dell’enzima IDS2. La diagnosi viene confermata dal rilevamento di una variante patogenica nel gene IDS .